Pubblicata il 28 Aprile dalla commissione europea e firmata da ben 60 Stati inclusi paesi non facenti parte del blocco comunitario quali: Australia, Canada, Giappone e Nuova Zelanda, la Dichiarazione per il futuro di internet è un documento che pone l’accento sullo sviluppo di una Rete sicura.
La Dichiarazione è stata firmata ovviamente anche dall’Italia e dall’Ucraina e questo è un evento con un grande significato alla luce della disinformazione e dell’uso che si sta facendo di internet per diffondere falsità e propaganda politica e militare.
Che cos’è la Dichiarazione per il futuro di internet?
Partiamo dal presupposto che non si tratta di un documento vincolante dal punto di vista legale o giuridico, e non potrebbe essere altrimenti visto che è firmato da più stati indipendenti tra di loro. Ma proprio alla luce di questa indipendenza che si pone la necessità di regolamentare il web del futuro, garantire una rete sicura per tutti ed evitare escalation.
Dobbiamo considerare tale dichiarazione firmata da oltre 60 Paesi come una sorta di vademecum comune, una dichiarazione di intenti volta a guidare l’operato di tutti quei settori che vivono sul web. Ogni governo, le sue imprese e i cittadini stessi devono essere guidati da uno spirito unico che porti il futuro di internet ad essere migliore di quello che è adesso.
La tutela dei diritti umani, la liberta di parola e la pluralità di espressione deve essere garantita in modo più efficace e perentorio.
Non è un caso che, l’iter di questa dichiarazione alla commissione europea abbia avuto una grande accelerata negli ultimi due mesi, sicuramente lo scoppio della guerra e l’atteggiamento della Russia nei confronti dei suoi cittadini, ha influito su questa scelta. Sempre più stati a carattere autoritario limitano la liberta di sapere e di parola, bloccando i flussi delle notizie dall’esterno verso l’interno e viceversa. Questo favorisce, disinformazione e propaganda che influenza l’opinione pubblica di quel paese, in quanto è l’unica faccia della medaglia che a loro viene concesso di conoscere.
La Dichiarazione per il futuro di internet va in questa direzione, volta a contrastare qualsiasi tipologia di censura che impedisca un libero cittadino di scegliere le fonti da cui informarsi, e al contempo garantire che quelle fonti non siano in nessun modo “pilotate” dai governi o da poteri economici più grandi.
A sostegno di una Rete sicura
I principi su cui si basa tale dichiarazione d’intenti abbracciata dai vari stati sono molteplici. Chi ha deciso di firmare il documento si impegna a:
- Promuovere la connettività annullando il digital divide
- Promuovere una Rete Libera e Democratica
- Sviluppare l’internet del futuro in maniera trasparente e sostenibile
- Garantire diritti e doveri dei cittadini del mondo
Vi è nella dichiarazione un’esplicito riferimento all’impossibilità da parte dei firmatari di adottare un blocco di qualsiasi tipo verso i contenuti del web. Anche se vi è una legislatura dominante per ogni paese, l’impegno e di evitare di adottare provvedimenti censori che impediscano la fruibilità libera dei contenuti della rete internet globale.
Promuovere la connettività significa annullare il digital divide, una piaga soprattutto del nostro territorio. Da parte di tutta l’Europa c’è già un forte impegno a sostegno delle infrastrutture, ma qui si va oltre e si auspica un futuro di internet per tutti, magari a velocità e connessioni diverse tra loro, ma non dovrà esserci nessun punto della terra dove non sia possibile accedere alla rete in maniera semplice e trasparente senza limiti di sorta.
Promuovere una rete democraticamente libera significa applicare il concetto di Rete Sicura, di un web privo di insidie, dove l’utente è assolutamente autonomo e non limitato nella scelta delle fonti. Fonti che devono comunque essere valutare e regolate, in quanto la libertà d’espressione non significa fare impunemente disinformazione.
Insomma le basi per costruire un internet migliore ci sono tutte, la volontà da parte dei paesi pure, ora bisogna vedere quanto tempo passerà tra le parole e i fatti, perché in realtà un po’ come il discorso ecologia per la terra, anche per la rete sicura siamo molto in ritardo e se non ci si muove insieme verso una direzione comune si rischia la deriva.